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L'esperta: mettono in grave pericolo la possibilità di cure efficaci in soggetti psicologicamente fragili «Troppi maghi fanno gli psichiatri»

Assunta Fatone
La madre di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco lo scorso 13 agosto, ha smentito che la figlia possa aver chiamato i centralini dell'emittente satellitare Varese Sat per chiedere consigli sulla propria vita privata, dichiarando che Chiara «non era il tipo da dare confidenza e fiducia a maghi e cartomanti».
Eppure sono sempre di più le persone suggestionate da fantomatici indovini che millantano in tv e con altri mezzi di comunicazione di essere in grado di risolvere i loro problemi. Moltissimi con patologie mentali, in cura da specialisti del Sistema Sanitario Nazionale o privati, fanno ricorso a maghi e guaritori, tanto che gli psichiatri avvertono: «Interferiscono con le terapie che somministriamo ai pazienti e spesso mettono in grave pericolo la possibilità di cure efficaci, convincendo i pazienti addirittura a sospendere i trattamenti sia farmacologici che psicoterapici e riabilitativi».
A lanciare l'allarme è Adelia Lucattini, psichiatra e psicoterapeuta della Società Psicoanalitica Italiana, che esercita nella ASL Roma A: «Ci è capitato di dover contattare alcuni di questi "maghi", per invitarli a non sovrapporsi od ostacolare le nostri terapie o addirittura il lavoro terapeutico di tutta un'équipe. Diventa talvolta impossibile seguire un paziente suggestionato da qualcuno, perché le sue reazioni possono rispondere anche a stimoli che non dipendono dalla cura cui noi lo sottoponiamo. Purtroppo, spesso non possiamo nulla o quasi contro questi soggetti, perché le stesse famiglie dei pazienti danno loro ascolto e arrivano a ritirare il parente dal Servizio».
Così la battaglia maghi-psichiatri diventa complessa proprio nell'anno del trentesimo anniversario della Legge 180 che ha chiuso definitivamente i manicomi.
«Chi si rivolge a un mago è un soggetto di solito psichicamente fragile, spesso con ansie persecutorie - spiega ancora Lucattini - che fanno sì che da un lato idealizzi il mago come la persona che può salvarlo dalla "sfortuna", ma dall'altro abbia paura che il mago stesso gli faccia dei malefici se disubbidisce e lo denuncia. Per questo di solito non si confessa di consultarli. Questi ciarlatani creano così un rapporto di plagio, avendo sui più deboli un potere incredibile che esercitano anche attraverso minacce indirette o subdole o instillando la paranoia, intesa come idee e sentimenti di persecuzione o certezza di una disgrazia imminente».

11/01/2008

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